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mercoledì 31 dicembre 2014
IL NAUFRAGIO DI UNA SPERANZA.
Ieri per un voto il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (formato da 15 membri) ha votato NO, per la fine dell'OCCUPAZIONE ISRAELIANA in Palestina: 8 voti a favore (Giordania, Cina, Russia, Francia, Argentina, Ciad, Cile, Lussemburgo), 5 astenuti (Gran Bretagna, Lituania, Ruanda, Nigeria e Corea del Sud) e 2 contrari (Australia e Stati Uniti), la mozione è stata respinta.
Bastavano 9 voti!
I MALEDETTI che hanno votato no o astenuti, hanno deciso la continuazione della OCCUPAZIONE ISRAELIANA in Palestina, hanno deciso la continua sofferenza, distruzione, morte del popolo palestinese. La Nigeria è stata ricattata dagli Stati Uniti per astenersi ..
Il voto della Neigeria sarebbe stato atteso fino all'ultimo secondo prima che la riunione si sciogliesse.
Che mondo, che tempi, che uomini e che VERGOGNA...
E QUESTA SAREBBE L'UMANITA' ?
Scrive Mohammed Matter, un Gazawi:
Ciò che fa male più che il fallimento della risoluzione è il fatto che ci sono un sacco di cosiddetti movimenti culturali palestinesi e ci sono palestinesi che hanno contribuito a questo poichè in linea con Israele e gli Stati Uniti poichè si sono opposti alla risoluzione solo perché odiano Mahmoud Abbas .. Anche io Odio Abbas e penso che lui è troppo debole per essere un presidente di un paese sotto occupazione e so che la risoluzione non è perfetta, ma questo è stato un buon tentativo e in favore della risoluzione palestinese..Questo ci avrebbe portato un po 'di pace; un po'di tempo per respirare; un po di vittoria; Avremmo avuto una condizione non perfetta sui confini del 1967.
Coloro che si opposero perché vogliono tutta la terra storica della Palestina, yallah, ci hanno mostrato i muscoli e questo è il risultato per noi;
Basta parlare e mostrateci un po del vostro lavoro.
Abbiamo lottato per quasi 70 anni e non abbiamo mai avuto un centimetro; tutto quello che abbiamo fatto è di perdere perdere e perdere ... la Palestina sta scomparendo; la riva occidentale è tutti gli insediamenti, Gaza è sotto assedio e abbiamo vissuto una guerra dopo l'altra, una catastrofe dopo l'altra e ora la speranza è persa.
Purtroppo, non possiamo, noi palestinesi mettere avanti i nostri interessi politici perchè questo ci porta sempre a stare contro tutti gli altri e chi vince alla fine?
Mi sento così fottutamente deluso .
Essi dovrebbe cambiare il cartello "di Rafah" dal "welcome to Palestine" a "Benvenuti a Gaza prigione centrale".
E 'seriamente una prigione in cui il cancello si apre una volta al mese ed è necessario disporre di migliaia di documenti che dimostrino le ragioni per cui si dovrebbe essere rilasciati altrimenti si rimane bloccati dentro la prigione per il resto dellavita !
venerdì 26 dicembre 2014
STORIA DI UN RAPIMENTO .
Samanta Comizzoli, una attivista tosta e determinata, di quelli che non si inibiscono difronte ad una Israele sempre più feroce contro i palestinesi.
Oggi lei ci racconta la storia di Jehad Alhindi che il 10 Agosto 2014 è stato rapito dal villaggio di Tell, Nablus:
Per rapire Jehad, i soldati israeliani hanno attaccato il villaggio di notte, tolto la corrente elettrica e sparato in tutto il villaggio che era difeso dagli shebab. Fra quegli shebab c'era anche Jehad. Gli spararono due proiettili alle gambe (uno per gamba) e una rubber bullet in testa. Jehad riuscì a scappare e a raggiungere l'ospedale di Nablus, da dove poi mi ha telefonato. Nel frattempo nel villaggio di Tell i soldati nazisti israeliani tenevano in ostaggio la sua famiglia e dicevano alla madre: ” dì a tuo figlio di consegnarsi perchè se lo prediamo noi te lo riportiamo morto”.
Dopo alcune ore, Jehad si consegnava ai soldati nazisti israeliani, con due ferite da proiettili alle gambe e la ferita da rubber bullet alla testa. Ci incontrammo per qualche attimo prima dell'arresto Mi guardò e mi disse “ma fisc muschela” (non c'è problema). Dopo 15 giorni c'è stata la prima udienza alla Corte di Salem, io ero fuori dal tribunale illegale militare israeliano. A quell'udienza sono cadute tutte le accuse che avrebbero fatto stare Jehad per 25 anni in prigione. Dopo una settimana ci fu la seconda udienza dove Jehad venne condannato a 5 mesi di reclusione e ad una sanzione di 2000 shekel perchè da una foto su facebook avevano dimostrato che lui era presente ad una manifestazione al checkpoint di Howwara, Nablus.
Quei 2000 shekel mi sono stati mandati spontaneamente da voi per la sua famiglia.Dice Samantha rivolgendosi a chi la segue costantemente grazie al suo profilo su Facebook.
E continua:
Dopo una primo periodo nella prigione di Megiddo, Jehad fu trasferito nella prigione del Nakab, lontano, molto lontano da casa sua.
Sua madre ha potuto vederlo una sola volta. Quella prigione non ha costruzioni in muratura, solo qualche carovana e tende. Da questo punto di vista è meglio di Megiddo, o almeno....così mi ha detto quando mi ha telefonato dalla prigione.
Gli chiesi al telefono se mangiava e se dormiva, mi ha risposto “dormo poco”..eh certo, perchè di notte i soldati se non fanno i raid tra i prigionieri, fanno torture psicologiche per non farli dormire. Mi ha detto che era dura resistere. Detto da uno come lui, mi ha spezzato il cuore che già israele mi aveva bruciato quando l'ha preso.
Jehad esce prima dalla prigione perchè la sanzione è stata pagata subito. Ora lo attendo a casa sua, con le gambe che mi tremano, la testa che non ragiona. Attendo Jehad che sta arrivando.
Pubblicherò ovviamente le immagini di libertà soprattutto per tutti coloro che hanno sostenuto Jehad.
Entra in gioco la macchina e quindi provo a scrivervi almeno i fatti chiedendovi di divulgare ciò che è accaduto qui la scorsa notte.
Verso l'1,20 di notte i soldati nazisti israeliani hanno invaso ed attaccato il villaggio di Tel, Nablus.
Gli shebab hanno risposto difendendo il villaggio dagli spari dei gas, delle sound bombs, delle rubber bullet e dai proiettili veri.
Hanno sparato una rubber bullet in testa a Jehad e due proiettili nelle gambe. Jehad ha comunque continuato a correre per poter raggiungere l'ospedale.
Così, hanno attaccato la sua casa, per prenderlo. Sono entrati in modo violento e con la stessa violenza hanno preso in ostaggio la mamma e le due sorelle di Jehad. L'hanno cercato al telefono dicendogli di tornare a casa per essere “arrestato” (rapito) oppure avrebbero ucciso la sua famiglia. Jehad gli ha risposto che non accettava i loro ricatti e che potevano usare anche il gas verso la sua famiglia. Dopo due ore che tenevano in ostaggio la mamma e le sorelle, hanno attaccato anche la casa del fratello di Jehad.
Non c'era altra soluzione. Alle ore 10,00 Jehad si è consegnato al checkpoint di Howara, Nablus; aveva due ferite da proiettili alle gambe, la famiglia in ostaggio dei nazisti. Mi sorrideva, e mi ha detto “ma fisc muschela” (non c'è problema).“...e Israele, può fare quello che vuole”, mi ha detto.
Non scrivo null'altro, sulle emozioni o quant'altro. Non serve e non riesco in questo momento.
CONTINUERO' IL RACCONTO QUANDO SAMANTHA CI AVRA' AGGIORNATI SULL'ARGOMENTO.
venerdì 19 dicembre 2014
BUON NATALE ?
mercoledì 10 dicembre 2014
ASSASSINATO PERCHE' PIANTAVA OLIVI.
Lo sanno tutti che per un palestinese piantare olivi è pericoloso. I soldati dell'esercito di occupazione israeliano s'innervosiscono e sparano, picchiano, arrestano uccidono.
Stamattina la morte per mano israeliana non ha falciato un ragazzo che lanciava pietre o un bambino che gridava free Palestine. Stamattina la morte israeliana si è accanita contro ZIAD ABU EIN, viceministro dello Stato di Palestina e presidente della Commissione contro il muro e le colonie, mentre partecipava, piantando olivi, a una manifestazione pacifica e legittima contro un illegittimo e illegale avamposto di coloni che sta rubando altra terra palestinese.
Trattandosi di un ministro ne dà notizia, benché a modo suo, Rainews24 parlando di scontri, come se la morte fosse accidentale,mentre c'è un video estremamente chiaro in cui si vede Ziad Abu Ein confrontarsi faccia a faccia con i soldati prima di essere colpito violentemente al petto, come affermano anche testimoni oculari, e cadere al suolo.
Avveniva stamattina, 10 dicembre, nel villaggio di Termis' iyah a nord di Ramallah.
QUANTO MANCA ANCORA PERCHÉ ISRAELE SIA CHIAMATO A RISPONDERE DEI SUOI CRIMINI DAVANTI ALLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE?
Intanto rendiamo OMAGGIO A ZIAD ABU EIN, ALTRO MARTIRE ucciso dall'esercito di occupazione dello Stato più illegale e più impunito del mondo.
NOI DIMENTICHIAMO CHE I SUOI SOSTENITORI SONO SUOI COMPLICI. L'Italia delle istituzioni non fa eccezione
QUI SOTTO IL VIDEO DELLA PROTESTA:
http://www.internazionale.it/notizie/2014/12/10/il-video-della-protesta-in-cui-e-morto-ziad-abu-ein-2
Il ministro Palestinese di Fatah Ziyad Abu Ain è morto mentre armato di bandiera Palestinese e ramoscello d'ulivo protestava pacificamente contro lo stato sionista...
Un calcio di fucile in pieno petto...
Questa è quella che in israele, il grande stato Ebraico, il grande popolo eletto chiama PACE, DEMOCRAZIA, LIBERTA'....
Un ennesimo crimine, l'ennesimo silenzio vergognoso da parte del governo italiano.. Una domanda mi sorge spontanea....
Cosa a parti inverse? Qualcuno mi sa dire cosa sarebbe accaduto se invece di morire un ministro Palestinese ne fosse morto uno israeliano?
Apriti o cielo...
Quanto è facile fare gli uomini duri armati di tutto punto contro persone disarmate.. Grazie Matteo Renzi per l'ennesimo vergognoso silenzio
video:
LO RICORDEREMO COSI' :
R.I.P.
VOGLIAMO GIUSTIZIA
giovedì 27 novembre 2014
INVERNO 2014 A GAZA
A causa del blocco GAZA vive un'agonia lenta e silenziosa. Di quell'accordo dove Israele si è impegnata a permettere l'entrata a Gaza di aiuti (soprattutto materiale da costruzione), nonostante le promesse dei paesi partecipanti alla conferenza di donatori del Cairo, fra cui molte ONG operanti in Gaza, di aiuti ancora non ne arrivano, le abitazioni non si sono ricostruite e Gaza e la sua popolazione sta morendo, moriendo in silenzio.
L'inverno è arrivato e a Gaza quest'anno migliaia di case sono totalmente o parzialmente distrutte e più di 100.000 palestinesi sono rimaste senza casa dopo l'ultimo genocidio israeliano.
Tutti possiamo aiutare , anche con poco, queste persone durante l'inverno, per riscaldarsi, per proteggerli dalla pioggia e per fare sentire loro il calore della solidarietà
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