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lunedì 4 agosto 2014

Un cessate il fuoco a Gaza non è sufficiente.


La morte e la distruzione inflitte alla Striscia di Gaza è impossibile da descrivere. Anche stando qui a Gaza, è difficile capire anche cosa sta succedendo.

La scorsa settimana, abbiamo assistito a un altro attacco contro una struttura delle Nazioni Unite dove i civili erano rifugiati - 17 morti, 120 feriti - e un attacco su un mercato in Shujaiya durante le ore di quello che doveva essere un cessate il fuoco - 18 morti, circa 200 feriti.

A Rafah, Israele ha bombardato un'altra scuola gestita da UNRWA, l'agenzia Onu per i profughi palestinesi, dove erano in migliaia per ripararsi, uccidendo dieci persone. Anche il Dipartimento di Stato americano ha emesso una rara condanna verso Israele, definendo l'attacco "terribile" e "vergognoso".

Questo è un incubo dal quale non possiamo svegliarci.

E' consueto a Gaza per Israele colpire illegalmente aree civili densamente popolate e case infliggendo orrore indicibile.

Israele sta deliberatamente punendo i civili, al fine di esercitare una pressione politica su Hamas. Sta collettivamente punendo un milione e ottocentomila  cittadini della Striscia di Gaza.
In quale altro modo si spiega la statistica?

I dati più recenti raccolti dal Centro Palestinese per i Diritti Umani (PCHR) indicano che 1.830 palestinesi sono stati uccisi. Di questi, 1.545 - un incredibile 85 per cento - sono civili: le cosiddette "persone protette" dal diritto internazionale umanitario.

Centinaia di migliaia di civili sono stati sfollati. E' stato ordinato loro di fuggire indicando un posto sicuro dove andare: ma le abitazioni civili, e persino i rifugi delle Nazioni Unite sono stati ripetutamente presi di mira. La Striscia di Gaza è in rovina. La distruzione di Shujaiya è difficile da comprendere. Anche la centrale è stata distrutta. Come faranno i nostri ospedali a funzionare? Come faranno i centri di trattamento delle acque reflue a  scorrere? Come faremo ad avere accesso all'acqua potabile?

Le nostre richieste:

Noi ora vogliamo porre fine alla violenza. Vogliamo porre fine a questo orrore, a questa sofferenza. Troppi bambini sono morti. I crimini di guerra sono diventati la nostra realtà quotidiana.

Ma un cessate il fuoco non è sufficiente.

Chiediamo giustizia. Chiediamo responsabilità. Chiediamo di essere trattati come esseri umani, per avere riconosciuta  la nostra intrinseca dignità umana. Chiediamo la fine della chiusura della Striscia di Gaza.

Negli ultimi sette anni, Israele ha sottoposto la Striscia di Gaza ad una chiusura rigida.
Con la chiusura delle frontiere, Israele ha lentamente soffocato Gaza, sottoponendoci ad un processo di deliberato sottosviluppo.

Prima dell'offensiva attuale, il 65 per cento della popolazione era retribuito o disoccupati. Otto-cinque per cento della popolazione dipendeva dagli aiuti alimentari distribuiti dalle organizzazioni internazionali. Ai pazienti che hanno richiesto un trattamento salvavita non disponibile nella Striscia di Gaza è stato negato il permesso di uscire. Sono morti.

La vita nella Striscia di Gaza non è vita. Non possiamo tornare indietro a questa realtà. Non riesco a immaginare altri sette anni. La chiusura indica l'assenza di speranza. Ciò significa che i giovani di Gaza non hanno futuro. Nessuna offerta di lavoro. Nessuna possibilità di lasciare. Anche quando arriva la guerra, non abbiamo possibilità di fuggire.

Ma la chiusura è solo la metà della grave realtà della Striscia di Gaza. L'altra metà è la totale assenza di stato di diritto. I crimini di guerra sono commessi in totale impunità. La chiusura è di per sé un crimine di guerra, ed è la politica ufficiale del governo di Israele.

Accanto a questo ci sono i continui attacchi e le offensive frequenti. Questa è la terza grande offensiva da quando la chiusura è iniziata. Letteralmente migliaia di civili sono stati uccisi. Altre migliaia di case e mezzi di sussistenza sono stati distrutti.
Questi crimini di guerra sono commessi in totale impunità. Dopo l'Operazione Piombo Fuso - 27 dicembre 2008 fino al 18 gennaio 2009  - il PCHR ha presentato 490 denunce penali per conto di 1.046 vittime. Nei cinque anni che seguirono, abbiamo ricevuto solo 44 risposte. Le autorità israeliane hanno deciso che 446 casi  nemmeno meritano una risposta.

I risultati?

Un soldato è stato condannato per il furto di una carta di credito e ha ricevuto una condanna a sette mesi.

Due soldati sono stati condannati per l'utilizzo di un bambino di nove anni come scudo umano. Ognuno di loro ha ricevuto  tre mesi di sospensione condizionale della pena.

Un soldato è stato condannato, per "uso improprio di un'arma da fuoco" in relazione alla fucilazione di un gruppo di civili che portavano bandiere bianche, provocando la morte di due donne, a 45 giorni di reclusione.

Questa non è giustizia. L'impatto di questi crimini di guerra costante, e l'impunità risultante nega la nostra stessa dignità, il nostro valore come esseri umani. Come se le nostre vite non sono sacre. Come se noi non contiamo.

Di fronte a questa evidenza, le nostre richieste non sono eccessive. Non sono irrealistiche

Noi vogliamo essere trattati come eguali.
Vogliamo avere i nostri diritti rispettati e tutelati.
Chiediamo che il diritto internazionale venga applicato, allo stesso modo, in Israele come in Palestina.
Lo Stato di diritto internazionale deve essere rispettato, e tutti i responsabili per le violazioni devono essere giustamente puniti.

Chiediamo che presunti crimini di guerra vengano indagati e perseguiti i responsabili.
Questo è irragionevole?

Vogliamo porre fine alla chiusura. L'illegalità della politica di chiusura di Israele non è in dubbio. In una dichiarazione pubblica il Comitato Internazionale della Croce Rossa esplicitamente affermato che la politica di chiusura di Israele costituisce una punizione collettiva in violazione al Diritto Internazionale.
Le conseguenze della politica sono evidenti nella realtà della Striscia di Gaza.

Chiediamo che la chiusura sia revocata.
Vogliamo l'opportunità di vivere una vita dignitosa. È questo irragionevole?

Queste non sono richieste politiche. Sono una richiesta di essere trattati come umani.

Un cessate il fuoco non è sufficiente. Non finirà la sofferenza. E 'solo lo spostarci dall'orrore della morte per  bombardamento all'orrore di morte lenta per strangolamento.

Non possiamo tornare ad essere prigionieri in una gabbia dove Israele agisce deliberatamente con offensive distruttive brutali.

Raji Sourani (direttore del Centro Palestinese per i Diritti Umani).

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