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sabato 20 settembre 2014
Dopo "Margine Protettivo"
Da "Il Manifesto"
Oltre 760 arresti in tre mesi, di cui 260 minorenni: la crociata di Barkat contro gli adolescenti palestinesi. In Cisgiordania, cresce la protesta dei beduini minacciati di deportazione. -
Gerusalemme, 20 settembre 2014, Nena News – Oltre 700 arresti di palestinesi in tre mesi, in buona parte ragazzini, non sono sufficienti per il sindaco israeliano di Gerusalemme, Nir Barkat, che giovedì sera ha avvertito che sarà usato il pugno di ferro contro gli «arabi», per mettere fine a quella che ha descritto come l’«Intifada silenziosa» in atto nella zona Est (occupata del 1967) della città.
«Voglio essere chiaro su di un punto, useremo la mano pesante nei confronti di chi fa violenza di qualsiasi tipo, non accetteremo lanci di bottiglie molotov contro le stazioni del tram e le case ebraiche», ha scritto Barkat sul suo profilo Facebook, in riferimento alle proteste palestinesi a Gerusalemme Est divampate dopo l’assassinio, a giugno, dell’adolescente Mohammed Abu Khdeir e continuate con l’inizio dell’offensiva «Margine Protettivo» contro Gaza.
Il sindaco ha colto l’occasione per tirare le orecchie ai giudici, a suo dire troppo «permissivi», perché hanno rimesso in libertà molti degli arrestati. Quindi ha rassicurato i residenti israeliani che qualche giorno fa avevano organizzato una contestazione contro il ministro della pubblica sicurezza Yitzhak Aharonovitch, accusato di non avere ancora schiacciato le proteste palestinesi, e il comune che ha dato il via libera a un (rarissimo) progetto di edilizia popolare nel settore arabo della città.
I «violenti» palestinesi contro i quali il sindaco Barkat intende usare la mano pesante sono adolescenti, quasi tutti. Più che di Intifada silenziosa si dovrebbe parlare di Intifada dei bambini, dei ragazzini. Proprio ieri il quotidiano Haaretz riferiva che dei 760 palestinesi arrestati negli ultimi due mesi, 260 erano minorenni e fra di essi figurano anche bambini fra i 9 e i 12 anni, non perseguibilipenalmente e che finiscono ugualmente nelle jeep della polizia durante la caccia al dimostrante.
Il clima si è fatto incandescente da quando sono stati uccisi a Gerusalemme Mohammed Abu Khdeir, 16 anni (bruciato vivo da estremisti israeliani in risposta all’uccisione di tre giovani ebrei in Cisgiordania) e, più di recente, un altro adolescente, Mohammed Sikronot (dalla polizia).
Uccisioni alle quali bisogna aggiungere i circa 500 bambini e ragazzi palestinesi morti sotto i bombardamenti israeliani su Gaza tra luglio e agosto. Il pugno di ferro di cui parla Barkat in realtà va avanti da tempo e i giudici non sono stati così teneri con i palestinesi come afferma il sindaco. Lo confermano anche gli arresti, a inizio della settimana, di sei ragazzi sospettati di aver partecipato all’attacco di una stazione di servizio, tutti di età compresa fra 13 e 15 anni. Le famiglie accusano la polizia d’aver agito senza prove e sulla base di confessioni estorte con la forza.
Da parte sua Haaretz riferisce alcuni casi estremi, fra cui il fermo per molte ore, questa settimana, di bambini di 8-9 anni, in seguito a lanci di pietre e bottiglie vuote contro auto della polizia nel quartiere di Wadi Joz.
Non lontano da Gerusalemme, nella Cisgiordania occupata, intanto sale la protesta di tre tribù beduine palestinesi minacciate di deportazione nella nuova «cittadina», Talath Nueima, vicino a Gerico. Due tribù, i Jahalin e i Cabaneh, si oppongono strenuamente al piano delle autorità israeliane che prevede l’abbandono forzato delle loro terre situate nelle vicinanze di Gerusalemme.
La terza tribù, i Rashaida, chiede una revisione dei progetti annunciati. Per le autorità israeliane non ci sarebbe alcun problema: una volta «insediati» nella nuova località, i beduini potranno ricevere «migliori servizi sociali». Da parte di chi non si sa. Il piano di deportazione non tiene in alcun conto le necessità di popolazioni abituate alla vita nomade, che si sostengono con la pastorizia. Haaretz, che ha dedicato alla vicenda un editoriale, ipotizza che il tentativo di spedire i beduini a Gerico potrebbe essere stato concepito dal governo Netanyahu per sgomberare terreni necessari a un’ulteriore estensione di insediamenti colonici ebraici.
- See more at: http://nena-news.it/il-sindaco-di-gerusalemme-pugno-duro-contro-lintifada-silenziosa/#sthash.zxuwXET8.uEMaEMKp.dpuf (Michele Giorgio)
Lettera aperta
“Frontiere aperte per Gaza”
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Il 27 giugno, ed ancora PRIMA dell’inizio della escalation e dell’ attacco massiccio del 7 Luglio da parte di Israele, avevamo inviato la lettera aperta qui ripresentata, “La Palestina è sotto attacco”, firmata da circa 200 associazioni, comunità e persone.
Chiedevamo che l’Europa mettesse urgentemente in atto gli accordi di sorveglianza della frontiera per cui esiste già dal 2005 l’appropriato strumento Europeo, la EUBAM (European border surveillance at Rafa) e promuovendo con forza l’apertura e riadattamento del porto di Gaza. Nella prima settimana, le firme di associazioni e persone sono diventate quasi 700, segno che molti capivano cosa stava per succedere. Non abbiamo ottenuto risposte al nostro allarme ed alla richiesta da nessuno dei parlamentari italiani; la segreteria di Stato vaticana ci ha inviato una cortese lettera di solidarietà riferendosi all’appello rivolto dal Papa a favore della pace in Terra Santa al termine della preghiera dell’Angelus di domenica 13 luglio.
Oggi, 2 Agosto, abbiamo deciso di chiedere la condivisione e l’azione dei Sindaci e nel far questo abbiamo deciso di aggiungere qualcosa a questa lettera aperta.
Le nostre preoccupazioni del 27 giugno erano fondate, incluse le considerazioni sulle false “ragioni” per gli attacchi in West Bank e gli iniziali bombardamenti su Gaza, un rapimento che non era imputabile ad Hamas, come ora è accettato.
Quello che non potevamo immaginare però è che si uccidessero con omicidi mirati anche bambini, che si distruggessero con pretesti, mai verificatisi veri, ospedali e università.
Era inimmaginabile che interi quartieri di abitazioni civili venissero distrutti con pochi minuti di preavviso, quando pure il preavviso è stato dato, con la scusa di distruggere dall’interno di Gaza una rete di tunnel che, facilmente scavati nel terreno sabbioso (come già avveniva quando Gaza era assediata da Alessandro Magno nel 335 a.C.), hanno assicurato la sopravvivenza dei gazawi durante questo nuovo lungo assedio, e la cui distruzione è impossibile. Più realisticamente, come insegnano gli egiziani che lo hanno fatto in modo efficientissimo, avrebbe un senso distruggerne le uscite in territorio israeliano. Sostenere per più di due settimane che la missione è distruggere i tunnel dall’interno di Gaza è solo un’ennesima provocazione ed una messa alla prova, ben riuscita, dell’idiozia degli alleati, una falsità ad uso di propaganda. Infatti oggi è stato dichiarato che nonostante la distruzione sia finita (sic) Israele continuerà le azioni di guerra.
Non potevamo immaginare che si sarebbe sentito ripetere che l’esercito israeliano è il più morale del mondo, è altamente tecnologico, sa bene a chi spara e non attacca MAI intenzionalmente civili e men che mai bambini. Nonostante ciò sembra che l’80% o più di vittime siano civili, e siano stati, insieme al 1.800.000 abitanti, tutti “scudi umani”, e la che colpa sia loro se Israele li ha massacrati nel sonno, in casa, o di Hamas che gioca a nascondino e mette armi nei rifugi dell’Unrwa, nei parchi giochi, sotto gli ospedali, anche sotto l’Università e i Centri per disabili, sotto e dentro troppe (80) Moschee e persino Chiese distrutte, ed in TUTTE le case di Sulhaja, Rafah, Kanyunes, addirittura nei contenitori di riserva di carburante e nel motore della centrale elettrica, nell’unico mattatoio e nei depuratori degli scarichi urbani di Gaza.
Crediamo che con questo elenco abbiamo solo alluso alla morte indiscriminata di un popolo, non solo le vittime individuali di questi giorni, i morti e feriti gravi, ma quelli che ad essi sopravviveranno, e che non avranno altro da fare che accettare il cibo e la elettricità e l’acqua dalle mani dei carnefici diretti e indiretti, tra cui gli stati europei che armano, privilegiano economicamente, nelle alleanze militari e nella ricerca e sviluppo, Israele. E tutti i paesi arabi che hanno abbandonato Gaza o addirittura ne hanno favorito il massacro.
Forse la vera missione israeliana a Gaza è la promessa fatta nel novembre 2012: “Vi ridurremo al medio evo; solo allora ci sarà una pace di 30 anni”.
Una missione cosi “indicibile” e contraria a tutte le convenzioni e leggi internazionali, ma che corrisponde bene al fatto che la giustificazione ufficiale dell’attacco continua a cambiare: punizione di Hamas per un rapimento che non ha fatto, punizione di Hamas per una risposta agli attacchi israeliani con missili, che all’inizio non erano lanciati da Hamas ma da altre fazioni, distruzione delle armi di Hamas, distruzione dei tunnel di Hamas (o di Alessandro il Grande?), e da ieri punizione di Hamas perchè ha preso un soldato prigioniero (ma Hamas invece di rivendicarlo lo nega), fino a quella odierna che dice che smetteranno quando lo riterranno opportuno.... ma non sarà mica che Hamas è una SCUSA per un genocidio desiderato, gestito anche con gli alleati e programmato e che la propaganda del nemico “buono “ verso i bambini, studiata a tavolino e pubblicata in un fascicolo, non serva che a mettere le mani avanti e buttare fumo negli occhi della pubblica opinione?
E che viene presa per buona anche da quelli che dovrebbero sapere meglio e di più, quelli che si astengono alle mozioni di condanna all’ONU, ma piangono e piangono, ma solo “umanitariamente”, i bambini. Gli stessi che si esprimono in mozioni ed appelli, ma non fanno quello che possono e devono fare, in quanto rappresentanti parlamentari, per preservare la libertà ed autonomia del popolo palestinese, con semplici azioni reali, vincolanti e concrete, per fare un passo dopo l’altro, per aiutarlo ad esistere libero.
Più che mai oggi, col crescere della crisi umanitaria a Gaza, l’apertura della frontiera con L’Egitto diviene essenziale, ed è un dovere per l’Europa onorare gli accordi già presi.
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Lettera alle Istituzioni,
ai Parlamentari Italiani ed in Europa,
al Presidente dello Stato
e al Presidente del Governo Italiano
Al Papa,
alle chiese cattolica e valdese
ed agli Imam Mussulmani in Italia
Inviata il 27 giugno 2014
firmata da 600 tra persone e gruppi, associazioni, al 5 Luglio
Questa lettera aperta vi raggiunge in un momento in cui l’Italia assume una responsabilità in Europa e nel momento in cui, l’Europa ha la possibilità di attuare interventi virtuosi che liberino Gaza dal blocco completo a cui è sottoposta, mettendo in atto gli accordi di sorveglianza della frontiera per cui esiste già dal 2005 l’appropriato strumento Europeo, la EUBAM (European border surveillance at Rafa) e promuovendo con forza l’apertura e riadattamento del porto di Gaza come via marittima di commercio e traffici, anche questo un progetto Europeo approvato e finanziato nel 2000 e mai portato a termine.
Anche solo implementare questi progetti già approvati ”automaticamente”
renderebbe possibile la comunicazione tra le due parti della Palestina, la libera circolazione, dei ministri, delle persone, delle merci tra le due parti dello Stato Palestinese e rappresenterebbe una linea vitale per crescere nella sua autonomia economica e dignità.
Il forte sostegno che le Fedi hanno per la risoluzione pacifica dei conflitti
fa si che porgiamo anche ai rappresentanti di queste la nostra richiesta di
attenzione continua e sostegno per un popolo che soffre e va sostenuto nel difendersi da continue aggressioni e punizioni collettive nel modo più costruttivo possibile, sostenendolo nella possibilità di essere liberato dalla occupazione, frammentazione e blocco.
...
Perché diventi un tema centrale per l’Italia, l’Europa e che l’attenzione delle Fedi non si spenga.
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per firmare mandate una mail a
palestinasottoattacco@outlook.it
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