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lunedì 8 settembre 2014

ISRAELE IN REALTA' HA PERSO E CORRE VERSO IL DECLINO!

Quando la violenza dilaga all'interno di un popolo diventa difficile convogliarla e incananalarla solo verso una direzione all'esterno di essa, prima o poi prende gli animi e le menti e si dirama nel tessuto sociale fino ad implodere.
Questo sta realmente accadendo all'interno della comunità israeliana e numerosi sono i segnali che preludono all'autodistruzione. Quando la violenza assume dimensioni gigantesche , come testimoniato dall'ultimo massacro contro il popolo palestinese nella Striscia di Gaza, ciò significa che qualcosa all'interno non funziona come dovrebbe, che ha perso il controllo mettendosi in mostra agli occhi persino dei paesi amici che in tali occasioni, sebbene soggiogati da grossi interessi economici e commerciali, non possono più dimostrare alcuna approvazione in maniera palese. A questo punto gli aiuti arrivano sottobanco, mentre ufficialmente i vari stati "amici" si vedono costretti a esprimersi dissenzienti e contrari... ingranando un gioco schizzofrenico difronte all'evidenza schiacciante di un ingiustificato e ingiustificabile genocidio. Con una mano danno e con l'altra tolgono: danno armi, tolgono dignità e l'opinione pubblica comincia ad avere e a fare sentire il proprio peso a livello mondiale. -
Quando cresce il fascismo, cresce anche la consapevolezza popolare di essere sprofondati in un regime che prima o poi si ripiega su se stesso, come storia racconta. A questo punto a farne le spese non è solo il popolo palestinese a Gaza o in Cisgiordania.
Facciamo un piccolo pro memoria : L'ex deputato Said Nafa, del partito Balad alla Knesset, è stato condannato dalla Corte distrettuale di Nazareth ad un anno di reclusione per essersi recato nel 2007 in un paese nemico, la Siria, dove aveva incontrato il vice segretario generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, Talal Naji. Il Balad è uno dei partiti dei palestinesi del '48 rimasti dentro il territorio di Israele e diventati così “cittadini israeliani”, anche se di serie B.
“Israele è casa mia ma non posso più viverci. Me ne vado”. Sta suscitando un putiferio la dichiarazione pubblica di Rogel Alpher, una delle principali firme del quotidiano Haaretz . Decine di messaggi minacciosi sono arrivati al quotidiano e sul web. E' scattata la sindrome e l’accusa di "leso sionismo" – sistematicamente piovuta contro i pochi israeliani critici dalla politica della destra di governo di Benyamin Netanyahu. Alpher ha argomentato la sua decisione di andare via da Israele in un lungo articolo pubblicato su Haaretz. “Dalla mia prospettiva - ha scritto - ciò che vale per Tel Aviv deve valere per le comunità sul confine con Gaza. Lì - ha osservato affrontando il tema spinoso dell’insicurezza in cui vivono gli abitanti del sud di Israele rispetto al resto del Paese - non puoi vivere una vita serena. Lì puoi morire”. Per questo Alpher - nonostante il sistema antimisile Drom su Tel Aviv - ha detto di non poter “giustificare ai suoi figli il fatto di continuare a vivere qui. Israele è un posto pericoloso - ha insistito - che prende più di quello che da e per ragioni che io non condivido”. Israele - ha osservato Alpher- non vale il prezzo che ci chiede. “C’è una maggioranza nazionalista- religiosa-ultraortodossa, e il nostro stile di vita non sopravviverà nella nostra patria. Abbiamo più possibilità di mantenerlo altrove. Questa è la verità”.
Occorre ammettere che Rogel Alpher ha messo i piedi nel piatto confermando la crescita dell'insopportabile disagio per la fascistizzazione e l'oscurantismo religioso in corso in Israele. Più difficile da ammettere quando si scatena contro i palestinesi, il processo di sionistizzazione forzata sta producendo effetti anche sulla vita politica, sociale e culturale dei cittadini israeliani nel loro complesso. Lo storico Ilan Pappe era stato costretto a lasciare l'università di Haifa e ad andarsene in quella britannica di Exeter per le sue pubblicazioni storiche e il suo impegno antisionista. “In un contesto di razzismo libero e assunto da una nuova legislazione discriminatoria verso la minoranza palestinese in Israele, e da un discorso politico guerrafondaio formattato dall'ideologia dello scontro di civiltà, lo Stato ebraico sta sprofondando nel fascismo”aveva denunciato poche settimane l'attivista Michael Warchawski . Sono una minoranza gli israeliani che colgono e combattono questo clima ma sta diventando sempre più difficile ignorarli e ignorare gli effetti che l'ideologia e il modello coloniale sionista ha prodotto in Israele e in Palestina.

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