ATTENTI A QUELLE DUE: GRETA RAMELLI E VANESSA MARZULLO
(NdA: Questo articolo è stato pubblicato a settembre '14, quindi più di qualcuno lo ha letto, più di qualcuno SA, e pensiamo di non dire niente di nuovo che qualcuno non sappia già. Le Autorità competenti hanno pagato ben 12 milioni di dollari per riportare a casa le due cooperanti rapite in Siria. Ma, per favore, credo che sia ora di smetterla di spacciarle per due persone 'incoscienti' che 'non sapevano niente' di quello a cui stavano andando incontro. Quello che sta dietro a queste due cooperanti credo sia mostruosamente osceno e pericoloso. Quindi, stiamo attenti con i commenti. C'è molto di più di due ragazzine sprovvedute che bramano di tornare alle loro case.....)
Greta Ramelli e Vanessa Marzullo sono le ‘cooperanti’ scomparse il 1 agosto nella provincia di Aleppo, in Siria, dopo essere state infiltrate dai servizi segreti italiani e turchi in territorio siriano. La Farnesina, ovvero il ministero degli Esteri italiano, al solito sproloquia di “progetti umanitari nel settore sanitario e idrico” seguiti dalle cooperanti. In Siria e in una zona bellica? Le due ‘cooperanti’ operano assieme a Roberto Andervill, dell’IPSIA Varese, ONG delle ACLI, che dopo essersi distinto in Bosnia e Kosovo, dove la presenza islamista è notevole, è divenuto un attivista a favore della “Rivoluzione antigovernativa”. Con Marzullo e Ramelli ha creato il progetto Horryaty (“per servizi idrici, sanitari e culturali” da sviluppare in Siria, a credergli) e per cui si sono infiltrati nell’area rurale di Idlib dalla Turchia, accompagnati dai terroristi che affliggono la Siria e con l’evidente supporto dei servizi d’intelligence italiani e turchi, (ovvero della NATO). Andervill, a conferma dei sospetti, il 7 agosto ha chiuso la pagina facebook del progetto Horryaty proprio quando due suoi elementi sono ‘scomparsi’. Strane le affermazioni del soggetto:
“E’ lei che ha mandato le due ragazze in Siria?”
“Assolutamente no. Intanto chiariamo una cosa: Horryaty non è un Organizzazione Governativa o una Onlus. E’ semplicemente un gruppo di tre persone che hanno a cuore un paese e hanno deciso di fare qualcosa per aiutarlo”.”
Quindi? Una comitiva per una scampagnata, o qualcos’altro d’inconfessabile? Tale presa di distanza suscita solo ulteriori sospetti.
Come si può notare l'IPSIA [vedere foto numero 2, NdA] godeva della fattiva collaborazione dell'Associazione della Comunità Araba Siriana in Italia, una bella congrega di farabutti vicina al PD della quale abbiamo già parlato in altre occasioni su ‘Informare’ e che ritroveremo più avanti ma proseguiamo con la vicenda delle due vispe terese.
Già in precedenza Vanessa Marzullo aveva compiuto un rapido viaggio nella Siria assediata e martirizzata dagli stessi criminali che l’accompagnavano. Il 6 aprile era a Homs, il 22 a Duma, centinaia di chilometri più a sud, presso Damasco.
Tutto ciò è impossibile senza l’appoggio delle intelligence dei paesi interessati e dei terroristi operanti in Siria:
“Come avete fatto a entrare in Siria? Lei era il più esperto del gruppo, è stato a Gaza, in Bosnia. Chi ha trovato in contatti per passare il confine?"
“Certo, non siamo entrati da soli. Ci ha aiutato un gruppo di persone conosciute prima di partire, persone fidate. Abbiamo anche lavorato con altre associazioni italiane come We are Onlus e Rose di Damasco. Siamo sempre stati tutti e tre consapevoli dei rischi che correvamo e ci siamo organizzati in modo da passare il confine solo quando è strettamente necessario. Non siamo degli stupidi”.
Già, Rose di Damasco, sulla relativa pagina facebook si legge: “MATERIALI RACCOLTI VENGONO PORTATI IN SIRIA ATTRAVERSO I NOSTRI AMICI SIRIANI e da SEGRATE CON CONTAINER poi ritirati e distribuiti in Siria da nostri contatti locali. Altre associazioni fidate che si occupano della Siria in Italia: Comunità araba siriana in Italia, We are, Insieme si puo’ fare, Onsur.it, Ossmei, Auxilia italia, il Cuore in Siria (ovvero Time4life), Insieme per la Siria Libera”.
Tutte associazioni promosse dall’universo dell'umanitarismo pronta cassa cattocomunista: Arci, Acli e pretonzoli vari alla padre Dell’Oglio non mancano; ma qualcuna riesce ad essere anche più inquietante: l’ONG “Il Cuore in Siria” [http://www.momanews.it/…/il-cuore-in-siria-di-claudia-ceni…/] è un progetto di solidarietà che nasce da un incontro di cuore fra Claudia Ceniti, milanese, bancaria, Paola Francia, giornalista freelance di Forlì e Pietro Tizzani, funzionario dell’Arma dei Carabinieri con esperienza in Kosovo”, anche qui il Kosovo (e i servizi d’intelligence, cos’altro è un ‘funzionario dei carabinieri’?) fa curriculum per infiltrarsi in Siria, per ‘scopi umanitari’. Sempre sulla pagina facebook di ‘Rose di Damasco’, si può leggere tale frase inequivocabile: “CONDANNIAMO IL REGIME DI ASSAD E SUOI ALLEATI IRAN E RUSSIA, COMPLICE SILENZIO MONDIALE E LA DISINFORMAZIONE. CHIEDIAMO LA FINE DEL REGIME ASSASSINO, CHIEDIAMO CHE SIA SALVAGUARDATA L’UNITÀ NELLA MOLTEPLICITÀ DEL PAESE E CHIEDIAMO CORRIDOI UMANITARI PER I RIFUGIATI E GLI AIUTI.” In sostanza ‘Rose di Damasco’ è un’organizzazione militante che affianca il terrorismo attivo e operativo in Siria, auspicando perfino l’intervento armato diretto della NATO contro la Repubblica Araba Siriana (i cosiddetti ‘corridoi umanitari’).
A fine luglio le nostre due eroine Ramelli e Marzullo vengono infiltrate nel governatorato di Aleppo.
“Il 30 luglio (Ramelli, vedere foto numero 3, NdA) ha mandato un messaggio su facebook a una decina di amici, in realtà è la terza volta che si reca in Siria. Doveva stare solo una settimana, ma ci ha comunicato che aveva deciso di fermarsi ancora perché si sentiva più utile sul campo. A Varese e Milano organizzava incontri per la raccolta fondi, perché è qui che ha fondato con la sua amica questa organizzazione. In questi mesi ha fatto un lavoro splendido. Ci chiedeva di comprare latte in polvere, materiale medico e altro. Rispetto alle modalità con cui operava, sappiamo che arrivava in Turchia portando i soldi della raccolta fondi e poi entrava da una frontiera di quel paese”.
La Farnesina ovviamente trova normale e auspicabile infiltrare cittadini italiani in territorio straniero, per di più sotto il controllo di organizzazioni terroristiche riconosciute come tali a livello mondiale. Riguardo ai servizi segreti (le cosiddette ‘intelligence & sicurezza’), chiaramente partecipano in prima linea a tale guerra di quarta generazione contro il popolo e le autorità siriane. Per il resto, non c’è alcun dubbio che il progetto ‘umanitario’ Horryaty sia una delle infinite attività di fiancheggiamento del terrorismo che affligge la Siria.
Ma andiamo a conoscere meglio gli amichetti delle nostre due suffragette....
Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, in questa foto (numero 4, NdA) presa durante una manifestazione antisiriana, reggono un cartello su cui è scritto: “Agli eroi di liwa Shuhada, grazie per l’ospitalità e se Dio vuole vedremo la città di Idlib libera quando ritorneremo”.
Liwa Shuhada...ma cos’è l‘Itihad Liwa Shuhada Badr (Unione dei battaglioni dei martiri di Badr)? Il suo capo è Qalid bin Ahmad Siraj Ali (alias Qalid Hayani). Il gruppo è dedito a saccheggi e altri crimini contro i civili nella provincia di Aleppo. La liwa Shuhada Badr controlla due centri di tortura soprannominati “Guantanamo” e “Abu Ghraib”, dove detengono avversari politici, militanti baathisti e civili rapiti nei quartieri settentrionali di Aleppo. La liwa Shuhada Badr è attivamente impegnata nella lotta contro la locale popolazione di origine curda, ed è nota per l’uso dei famigerati “cannoni inferno”, armi che lanciano grosse bombole di gas caricate di TNT, utilizzate contro i quartieri filo-Baath di Aleppo. Ad aprile, una coalizione di attivisti siriani per i diritti civili di Aleppo aveva definito Hayani un “macellaio” avendo bombardato i civili, incoraggiato i suoi uomini a violentare le donne e i prigionieri, per aver saccheggiato e distrutto le industrie, laboratori e negozi di Aleppo per venderne il materiale alle imprese turche. La liwa Shuhada Badr controllava parte dei quartieri settentrionali di Aleppo Shayq Maqsud, Bani Zayd, al-Qaldiya e Ashrafiya e dispiega parte dei suoi circa 3000 islamisti oltre che ad Aleppo anche a Hayan, Bayanun e Haraytan. A giugno, il gruppo terroristico ha bombardato i quartieri occidentali di Aleppo, filo-governativi, in risposta alle elezioni presidenziali siriane.
Le due ragazze sono vicine anche ad organizzazioni come ‘Un esercito unificato per ripristinare la rivoluzione‘, emanazione del Fronte islamico, le cui iniziative hanno questo tenore: "il PYD è criminale quanto i criminali del partito Bath" “. Il PYD è il maggiore partito della minoranza curda in Siria, che ha una notevole presenza ad Aleppo. Come visto, i curdi sono oggetto degli attacchi della brigata taqfirista di Hayani, cui le due rapite (e viciniori) esprimono entusiastico supporto e sostegno. In sostanza, le ONG italiane o attive in Italia, con la copertura dei servizi segreti (italiani e turchi), della Farnesina e di altri organismi delle ‘autorità italiane’ (scusate l’ossimoro), supportano attività, in Italia, che sarebbero vietate dalla legge Mancino.
Ma non finisce mica qui...
La ‘cooperante’ Vanessa Marzullo si felicita per le imprese dei terroristi di al-Nusra (vedere foto numero 5, NdA)
Vanessa Marzullo, 10 giugno 2014:
#Homs – Il 3 giugno, i rivoluzionari hanno preso d’assalto il villaggio di Um Sharhsouh, 10 km a nord della città di Homs e 2 chilometri a ovest della strada M5 (la principale ad unire nord-sud), conquistando il punto più alto del paese, la fortezza di Um Sharshouh. Da allora, guidati da Jabhat a-Nusra, Ahrar al Sham e altri battaglioni, hanno preso controllo del 60% del paese, sottraendo al regime diversi depositi di armi.
La battaglia per Um Sharshouh è parte di una campagna militare della zona periferica settentrionale, dove i ribelli mantengono il controllo di alcune zone: Rastan e Talbise; al-Hula e Dar al-Kabira a ovest.
Osama Abu Zeid, attivista di 23 anni di Homs, spiega perchè alcuni dei rivoluzionari della città vecchia di Homs si sono tirati fuori dagli scontri.
* Qual è l’importanza di Um Sharshouh?
La sua posizione geografica. Si trova su una collina che domina il resto dei villaggi che vogliamo liberare. Ha una fortezza, il castello Um Sharshouh – il cui controllo è fondamentale per le battaglie.
La maggior parte dei shabiha, miliziani governativi, erano al suo interno.
* Le brigate vogliono riprendere il controllo di Homs? Hanno obiettivi a lungo termine?
Quello che sta accadendo nel nord non ha alcun legame con la battaglia per riconquistare Homs, al punto che non tutti i battaglioni che hanno lasciato la città stanno partecipando. Questi battaglioni sono stati intenti a unificare i loro ranghi, al fine di riprendere il controllo della città.
* Qual è l’obiettivo della battaglia per Um Sharshouh, e cosa è accaduto fino ad ora?
L’obiettivo è liberare un gruppo di villaggi controllati dal regime: Um Sharshouh, Kufr Nan e Jabourin. Quei villaggi separano Talbise e Rastan da al Houla.
Se questi villaggi vengono conquistati, l’Esercito Siriano Libero sarà sul punto di controllare la via di rifornimento del regime per la costa: l’autostrada Homs-Tartous.
Fino ad ora i ribelli hanno preso il controllo di una parte di Um Sharshouh, tra cui il castello della città – una delle parti più importanti della battaglia.
Queste le sue parole e queste nella foto le "opere" dei suoi amichetti bisognosi di "cooperazione" (vedere foto numero 6, NdA)
Ma veniamo ai "fatti" di casa nostra
Insieme alla piccola e felice vispa teresa cerchiata in rosso (vedere foto numero 7, NdA), l’uomo all’estrema sinistra, sempre cerchiato in rosso) è Haisam Saqan (Abu Omar) La tizia che fa la V di vittoria si chiama Nawal Soufi, attivista antisiriana di origine marocchina. Forse tale origine le permette di divinare sempre i carichi di immigrati clandestini che sbarcano in Sicilia, dove lei opera? Digos e servizi segreti italiani, tacciono, acconsentono e proteggono.
E le due farfalline si occupano infatti anche dei flussi migratori, con i quali arriva qui DI TUTTO (vedere foto numero 8, NdA)
“…ci sarebbe il concreto rischio di terroristi siriani infiltrati, che approfittano delle maglie larghe connesse all’ “Operazione Mare Nostrum” per entrare indisturbati nel nostro Paese. … La Sicilia colabrodo, dunque, potrebbe costituire un facile varco d’ingresso per i terroristi dell’Isis, confusi tra la folla dei migranti. Per non parlare di quelli già presenti. Molti sono italiani, altri sono invece immigrati di seconda generazione. Sono duecento e vivono tutti in Italia. Sarebbero stati addestrati nei campi paramilitari in Afghanistan, in Pakistan e in Iraq e adesso sono rientrati in Italia, dove conducono apparentemente una vita normale, senza dare particolarmente nell’occhio. Sono i terroristi islamici di casa nostra, per la maggior parte italiani, addestrati militarmente nelle fila degli integralisti, che avrebbero il ruolo di agire per il reclutamento nel nostro Paese. … E non è tutto, perché sarebbero invece una cinquantina gli italiani già partiti per Siria e Iraq, che si sarebbero uniti alle milizie jiahidiste dell’Isis, i tagliatori di teste per intenderci, che impongono la severa legge islamica assassinando tutti coloro che ritengono infedeli o apostati. La notizia più eclatante, qualche tempo fa, è stata quella di un 25enne di Genova, morto fra i miliziani dell’Isis in Siria, mentre combatteva per l’Islam più integralista. … Le preoccupazioni vengono confermate, poi, anche dal direttore dell’Ufficio Antiterrorismo, Lamberto Giannini, … che sottolinea come insieme a persone che hanno già combattuto su altri fronti (come quello afghano), il contagio fondamentalista stia coinvolgendo anche giovani, spesso incitati grazie al web a convertitisi all’Islam in modo rapido e improvviso.” [Repubblica]
Ed eccolo qui il nostro eroico Haisam Saqar, alias Abu Omar, ripreso in alcuni momenti del suo lavoro... (vedere foto numero 9, NdA)
Nel 2012 …”Haisam, dopo aver partecipato alle manifestazioni per la liberazione della Siria a Milano e Varese (le stesse durante le quali si conoscono anche le nostre due ragazze volontarie rapite agli inizi di agosto, Vanessa e Greta). Prima Haisam diventa tra i leader più attivi del Coordinamento siriani liberi di Milano. Nelle manifestazioni è sempre in prima fila, spinge, incoraggia gli altri. Poi prende parte all’assalto all’ambasciata siriana a Roma, nel febbraio 2012. Un video su YouTube lo mostra mentre arringa i compagni. Ed è a quel punto che gli inquirenti iniziano ad interessarsi a lui. Si becca una denuncia, viene condannato all’obbligo di firma. E’ esasperato, sul suo profilo Facebook “Haisam Siria” (ora disattivato), i messaggi si fanno sempre più radicali. All’inizio se la prende con il regime. «Il mio piede schiaccia gli alawiti – Dobbiamo bruciare gli alawiti», scrive rivolgendosi al presidente siriano Assad (alawita). Denuncia le torture e i patimenti del popolo siriano, niente di più niente di meno di quanto non facciano tanti suoi connazionali stanchi di assistere ai massacri. Poi, gradualmente, i post diventano sempre più violenti. … All’incirca nella primavera del 2012 parte per la Siria. Probabilmente passa dalla Turchia, via Gaziantep. Poi al campo profughi di Killis. Lo stesso percorso seguito da Giuliano del Nevo, che si è arruolato tra le file di Isis. In un messaggio postato su un’altra pagina Facebook , si legge: «ll nostro fratello Haisam che ha deciso di lasciare Milano per unirsi all’esercito Siriano Libero». Haisam, dunque, sembra essere finito tra le file dei ribelli del Free Syran Army. Quando mette piede in Siria di Isis ancora non si parla. Sulla sua pagina Facebook però inizia a comparire anche la bandiera nera dei gruppi jihadisti nei quali alcuni dei ribelli, stanchi delle sconfitte, stanno confluendo. Più che di Isis, sembra trattarsi di al-Nusra, vicina ad al-Qaida ma meno organizzata e feroce di Isis. Ed è a quel punto che Abu Omar spunta nel video del New York Times [http://www.nytimes.com/…/brutality-of-syrian-rebels-pose-di…].
Di lui, poi si perdono le tracce.
Ora, mentre la procura di Milano riapre il fascicolo a suo nome per indagare su reati di terrorismo internazionale (in Italia arruolarsi in milizie straniere non è considerato reato, mentre lo è reclutare e fare adepti, secondo l’articolo 270 quinquies che prevede l’arresto per chi pratica attività di addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale), l’attenzione sulla presenza di jihadisti e reclutatori nel nostro paese si alza. [Corriere della Sera]
Ma non basta.
Il nostro Governo comincia a preoccuparsi, mentre i media fanno la gara a chi è più incosciente
L’ebetino Gad Lerner intervista il terrorista Haisam Saqan sul modo migliore di esportare la ‘democrazia’ in Siria… (vedere foto numero 10, NdA)
“Secondo alcune indiscrezioni filtrate dal governo ci sarebbe una certa irritazione per il tardivo apprendimento di alcune operazioni di intelligence sia nella zona siriana che in quella libica, e anche per una sottovalutazione da parte dell’AISE di quel che stava avvenendo a Tripoli e Bengasi. Ma il caso che più preoccupa il governo è stata la scelta dei servizi segreti italiani durante il 2013 di seguire acriticamente senza che risulti né autorizzazione preventiva né adeguata informativa le direttive di altri servizi -soprattutto quelli americani- nell’area siriana. Un particolare sembra inquietare il governo in questo momento: la scelta dell’intelligence italiana, che in quell’area calda aveva una struttura già depotenziata da qualche anno, sarebbe stata quella di aiutare in ogni modo il fermento della rivolta nei confronti del presidente siriano Bashar al Assad. La linea certo è stata simile a quella di altri servizi occidentali, e le operazioni sul territorio non dissimili da quelle scelte dagli stessi americani. Dall’Italia, secondo la ricostruzione che si sta ultimando proprio in queste ore, sarebbero partiti addestratori militari specializzati nelle tecniche di guerriglia destinati in particolare a due campi organizzati, uno in territorio turco e l’altro ai confini della Giordania. Lì sarebbero stati addestrati proprio dagli italiani alcuni combattenti -anche miliziani qaedisti- che successivamente sono andati ad ingrossare le fila dell’ISIS, rendendosi protagonisti anche di alcune azioni (come i rapimenti) di cui sono stati vittime cittadini occidentali, e perfino italiani. Un errore strategico (visti gli avvenimenti successivi) di questo tipo è stato compiuto dagli stessi americani, con una differenza tecnica non da poco: per ogni miliziano addestrato gli americani hanno raccolto i dati biometrici (impronte digitali, DNA, iride etc…), l’intelligence italiana no. Con il risultato che gli americani hanno tracciato i miliziani da loro addestrati, e quindi sono in grado di rintracciarli e identificarli. Gli italiani no”. [Analisi Difesa]
Una bella signora ben vista dalla Nato...
Elisa Fangareggi con con l’ammiraglio Rinaldo Veri, presidente del Centro Alti Studi Difesa, noto ente di beneficenza collegato al Ministero della Difesa. (vedere foto numero 11, NdA)
Elisa Fangareggi con l’ambasciatore della NATO Stefano Stefanini. (vedere foto numero 12, NdA)
In relazione al paragrafo qui sopra, sulle operazioni dei servizi segreti italiani contro la Siria, va rilevata un’altra organizzazione filo-taqfirista, che s’infiltra in Siria sotto mentite spoglie umanitarie: l’ONG ‘Time4life’, che, guarda caso, ha una base operativa in Turchia, a Kilis, nel paese da cui s’infiltrano migliaia di squadroni della morte taqfiristi per devastare la Siria e danneggiare il suo popolo. Come al solito, anche tali ‘cooperanti’ operano tranquillamente in un territorio controllato dai servizi segreti della NATO, italiani, turchi, qatarioti e le varie organizzazioni terroristiche islamiste. Ma questo non è un caso, poiché sebbene si proclami associazione “nata con l’obiettivo di raccogliere donazioni di denaro, cibo, medicinali, abiti e beni di prima necessità da destinare ai bambini in difficoltà, da quelli in Siria, colpiti dalla guerra, a quelli del Nicaragua e della Romania…” é l’ennesima copertura atlantista per interferire negli affari interni della Siria “…al centro dell’attenzione internazionale dopo lo scoppio della rivolta del 2011 trasformatasi ben presto in una sanguinosa guerra civile (Per magia, verrebbe da pensare, NdR): gli aiuti vengono raccolti in Italia e distribuiti dai volontari dell’Associazione alle popolazioni nei campi profughi allestiti in territorio siriano o sfollati nei paesi confinanti (in principal modo nel comprensorio di Kilis, Turchia)”. Già.
E se fossi nei panni del Presidente Ortega, mi preoccuperei, poichè questa ambigua associazione è presente anche in Nicaragua, a Chinandega, dove “sono stati avviati alcuni progetti a sostegno dell’infanzia, dal punto di vista educativo e scolastico”. Il Nicaragua ritorna alla ribalta mondiale grazie alla costruzione cinese di un nuovo canale interoceanico, irritando gli USA per la concorrenza al canale di Panama, saldamente controllato da Washington. In relazione, ogni mossa volta a preparare il terreno all’ennesima primavera colorata, è ben gradita ai burattinai del Pentagono e di Langley. Responsabile di ‘Time4life’ è tale Elisa Fangareggi, la quale tra un’invettiva contro la Siria baathista e una scappata in Nicaragua, ha il tempo di frequentare esponenti e dirigenti della nota associazione umanitaria ‘North Atlantic Treaty Organization’ (NATO).
Gli aiuti e i finanziamenti pretesi da tali pseudovolontari per le loro finte missioni umanitarie sono solo una copertura per occultare delle vere e proprie operazioni d’intelligence e di supporto al terrorismo contro la Siria e il suo popolo. Chi fornisce denaro a tali pseudo-ONG, mere organizzazioni di copertura dei servizi segreti della NATO, finanzia il terrorismo e lo stragismo in Siria, che producono quelle stesse vittime che tali oscene organizzazioni sfruttano per racimolare denaro, usurpandolo al popolino di creduloni irretiti dalla propaganda imperialista. E il bello è che la Fangareggi, amicona di generali e ammiragli della NATO, viene spacciata come "...giovane madre di Modena che lotta per salvare i bambini siriani...", come sicuramente vengono presentati i figuri di quest’ennesima operazione d’infiltrazione made in Germany, ma collegata sempre a ‘Time4life’:
“3433 – The Road to Syria” [https://www.indiegogo.com/projects/3433-the-road-to-syria],
di “Action Syria” [http://actionsyria.org/], associazione di Berlino per finanziare progetti ‘umanitari’ in Siria, e i cui responsabili hanno tutti le stimmate di agenti della Guerra psicologica (PsyWar) contro la Repubblica Araba di Siria: Thomas Rassloff, fotogiornalista da 12 anni in Medio Oriente, da Israele all’Afghanistan, e Björn Kietzmann, fotogiornalista che nel 2013 s’infiltrò in Siria tramite le linee di rifornimento dei terroristi islamisti che occupavano Aleppo, per diffondere propaganda antisiriana e condurre la guerra psicologica a sostegno del terrorismo islamo-atlantista e contro il governo socialista di Damasco.
Questo è dunque il sottobosco dove le due ragazzotte si muovevano, fino a qual punto manipolate o consapevoli è tutto da stabilire. Ma si tratta di un ambiente assai infido e tutto a questo punto è possibile. Anche che vengano sacrificate....
Questo è il tracciato del viaggio di Vanessa Marzullo nella Siria martirizzata dalla guerra islamo-atlantista. No Alpitour? (vedere foto numero 13, NdA)
Fonti:
5 Pillarz: http://5pillarsuk.com/…/assessing-syrias-islamist-rebel-al…/
Chechens in Syria: https://chechensinsyria.wordpress.com/…/syria-chechen-jiha…/
Corriere: http://www.corriere.it/…/ragazze-rapite-siria-terzo-respons…
Il fatto quotidiano: http://www.ilfattoquotidiano.it/…/siria-rapite-da-…/1083993/
Jamestown: http://www.jamestown.org/regions/middleeast/single/…
Occupy Antwerp: http://www.occupyantwerp.be/syria-friday-demo-11042014/
The Arab Chronicle: http://ww2.the-arab-chronicle.com/…
Repubblica
Aurora
http://www.imolaoggi.it/…/ecco-chi-sono-in-realta-greta-ra…/
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Si aggiunge che Elisa Fangareggi 5 ore fa ha pubblicato sulla pagina 'Time4life' il seguente post: [https://www.facebook.com/photo.php…]
<< Mi auguro, con tutto il cuore, che Vanessa e Greta possano presto ritornare dalle loro famiglie. Il sondaggio sul giornale diceva che l'83% degli italiani e' contrario a che sia pagato un riscatto per loro. Sono due persone, sono due vite umane, sono due ragazze terrorizzate e distrutte, chi vorrebbe vedere un proprio figlio in quello stato in mano a quelle persone? Il gesto e' stato incosciente, e' vero. A 20 anni non ci si avventura in un Paese in guerra, dove i sequestri di persona sono all'ordine del giorno, proprio ordinaria amministrazione. Tante volte si sono proposti a noi volontari, alcuni ahime' scesi, della categoria che ironicamente definiamo "I rischio la vita", che vogliono partire non tanto animati dalla voglia di aiutare i bambini, ma da quella di avere l'adrenalina in corpo per il fatto che si entra in un Paese in guerra, che poi da raccontare agli amici e' super....poter dire "Ho rischiato la vita in Siria"! Greta e Vanessa non mi sembrano far parte dei "rischio la vita", ma piuttosto sono state animate da buoni propositi sottovalutando i pericoli. Da volontaria che ha lavorato sul campo posso dire che pero' quando ti trovi li in mezzo, ti fai prendere dalla foga di aiutare, e spesso si sottovaluta il pericolo, se non addirittura, si smette di percepirlo. Ricordo quando vicino al campo profughi una kamikaze ha tentato di farsi saltare, ci hanno immediatamente fatto abbandonare la zona, ma io ero contrariata, volevo finire di distribuire i sacchi a pelo: non percepivo il pericolo che si stava correndo. Poi tornando a casa spesse volte, mi ritrovavo con le gambe che tremavano di notte pensando ai pericoli corsi, e ho comunque 15 anni in piu di Greta e Vanessa. Chi a 20 anni non ha fatto delle stupidaggini? Chi non ha mai corso pericoli? Quanti hanno rischiato la vita è messo in pericolo quella di altri per motivi molto più stupidi come una serata a base di alcool? Le due ragazze volevano aiutare, lo hanno fatto in modo incosciente, e di certo sono state circondate da persone ingenue che non le hanno affiancate presentando loro la gravita' della situazione in Siria, dove ci sono persone che ti venderebbero per un pacchetto di sigarette. Permettetemi di dilungarmi su quella realtà: lì gli aiuti si prendono perche servono, ma in qualche modo è tristemente facile trovare persone che cercano di fregarti...non le persone semplici, non le famiglie che hanno fame, ma quella categoria di persone che ha una posizione di potere, seppur piccolo. A noi sono stati necessari 2 anni nei campi profughi e oltre 30 missioni per capire che portare aiuti li e' praticamente impossibile, se si vuole mantenere alti certi valori. Abbiamo visto medici passare le giornate a gozzovigliare sorseggiando te e caffe' anziche occuparsi dei profughi, insegnanti stipendiati nelle tende scuola analfabeti nel senso piu letterale del termine, che avevano quel lavoro perche fratelli di.... Figli di... (noi italiani siamo maestri in questo no....?) poi tutti pronti in posa per le foto! Siamo stati truffati in tutti i modi possibili immaginabili, da foto false degli aiuti arrivati, a prezzi gonfiati dove ad ogni singolo passaggio qualcuno doveva arricchirsi, dalle piccole cose, come gli stivaletti di gomma per i bambini, che si trovano a un euro al paio ed arrivavano a farceli pagare fino a 5 euro, stessa cosa per le coperte, facevamo comprare antibiotici per bambini per poi trovare nelle scatole antibiotici per post operatorio da adulti, da dare ai soldati. Cosi i pacchi alimentari, spesso le associazioni umanitarie vanno a portarli, mettono in fila donne e bambini a ritirarli, e tutto fila liscio. Peccato siano le mogli e i figli dei combattenti, e il pacco viene utilizzato come sostituto dello stipendio. Da questo derivano scontri, liti, soprattutto per una come me che non riesce a stare zitta, e di qui ricatti e minacce. Ma se mi chiedete: Ne e' valsa la pena? Assolutamente si. Per tre motivi. Se tutto questo ha salvato anche solo una vita, ne e' valsa la pena. Se tutto questo ha regalato anche solo un sorriso a qualche bambino, ne e' valsa la pena. Il terzo motivo e' che ci ha permesso di imparare tanto. Ora appena ci viene presentato un progetto abbiamo l occhio clinico per capire se dietro si nasconde una truffa, la vediamo subito. Realizziamo programmi dove tutto l aiuto deve andare ai bambini, se questo non e' possibile, andiamo altrove. Purtroppo il mondo e' pieno di bambini da aiutare, che stanno male, che soffrono. Aiutarli non deve arricchire nessuno. Non deve diventare un buisness. Deve essere amore che spesso prende la forma di beni materiali o servizi. I bambini siriani che aiutiamo fanno parte di famiglie di profughi che seguiamo da oltre un anno, Mimmo per loro fa la spesa, Sofia prende nota di tutto quello che viene consegnato, ed ogni mese si verifica che nulla sia stato rivenduto o ceduto. Per imparare a muoverci in questo modo ci e' servito tempo, ed esperienza. Penso a tutte le volte in cui le persone mi hanno chiesto perche bambini orfani non sono adottabili, perche non sono affidabili anche per un periodo di tempo a famiglie italiane, piuttosto che vivere al freddo e al gelo con la fame. Questo mi fa capire quanto molte persone siano animate da buona volonta' ma lontane dalla cultura di quei posti, cultura spesso difficile da capire anche dopo lunghi ed intensi periodi. Uno degli aspetti per me, per noi più incomprensibile è il valore che si dà alla vita dei propri cari, dei propri familiari, a volte dei propri figli: pensate a che valore per loro puo avere la vita di quelle due povere ragazze... Il solo valore economico del riscatto. Speriamo che tornino a casa presto, sicuramente avranno imparato tanto, purtroppo, a caro prezzo. >>
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e adesso guardate questo video ... in questo video Greta e Vanessa accolgono i profughi che con il treno riescono ad arrivare a Milano, per poi essere smistati nei vari paesi dell'Europa. Come si può vedere non sono sole; ci sono altre persone intorno a loro ... c'è tutta un'organizzazione, della quale si presume che le Autorità competenti stiano indagando, o almeno si spera ... --> http://video.corriere.it/…/e55e5326-1e16-11e4-832c-94686558…