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lunedì 9 febbraio 2015

EGITTO: MORTE DIETRO AL PALLONE


di Chiara Cruciati Roma, 9 febbraio 2015, Nena News – Lo stadio di nuovo teatro di violenze in un paese che da quattro anni vive tra rivoluzioni e colpi di stato. Tra 22 e 30 persone sono rimaste uccise ieri sera, fuori da uno stadio del Cairo, l’Air Defence, durante una partita di lega tra Zamalek e Enppi (squadre della capitale). Un’enorme calca si è creata agli ingressi perché le forze di sicurezza impedivano ai tifosi di entrare (alcuni, dice il Ministero, senza biglietto) e la gente è rimasta schiacciata e soffocata dalla folla. La polizia ha lanciato gas lacrimogeni e sparato proiettili di gomma per disperdere la calca, provocando altre vittime. “Un elevato numero di tifosi del Zamalek sono arrivati allo stadio per vedere la partita e hanno tentato di entrare travolgendo le forze di sicurezza ai cancelli che subito hanno impedito di continuare l’assalto. I tifosi si sono arrampicati sulle reti e la polizia ha cercato di disperderli. Allora hanno bloccato il traffico in strada e dato fuoco ad un’auto della polizia”, ha fatto sapere il Ministero dell’Interno, mentre il pubblico ministero ordinava l’arresto dei leader del gruppo ultrà della squadra, gli White Knigths. Diversa la versione dei tifosi che nella pagina Facebook del gruppo chiamano i 22 morti “martiri” e accusano la polizia di aver compiuto un “massacro” premeditato: secondo i tifosi la polizia ha sparato a persone con in mano il biglietto per il ruolo politico rivestito dal gruppo ultrà, attivo nelle piazze della rivolta egiziana. “Siamo rimasti in fila per molto tempo e la gente si è ferita con il filo spinato – ha raccontato un tifoso sopravvissuto, Amr, all’Afp – Ci muovevamo e gridavamo per questo e la polizia ha cominciato a lanciare gas lacrimogeni. Allora la gente ha iniziato a correre in ogni direzione. Non sapevano dove andare. La situazione era molto caotica e gli spari sono continuati tutto il tempo”. E allora, aggiunge, i tifosi hanno risposto lanciando pietre e fuochi d’artificio. “Dopo 10 minuti, il passaggio era vuoto – aggiunge Saas Abdelhamid – Per terra solo corpi senza vita. Alcune persone hanno provato a rientrare per recuperare i corpi, ma la polizia gli ha sparato contro”. Fuori, sono partiti gli scontri con centinaia di supporter che attaccava le auto della polizia. Sul campo, niente è cambiato: la partita è proseguita tranquillamente, senza che nessuno pensasse di sospenderla visto il sangue versato fuori dai cancelli. Poche ore dopo, però, la Federazione Calcio Egiziana – che solo pochi giorni fa aveva riaperto gli stadi ai tifosi – ha deciso di sospendere a tempo indeterminato il campionato in corso. Non è la prima volta che scontri tra le forze militari e gli ultrà egiziani (molto politicizzati tanto che alcuni analisti li considerano il gruppo politico meglio organizzato dopo la Fratellanza Musulmana) provocano vittime, relazione che si è fatta più violenta nel 2011, anno della rivoluzione di piazza Tahrir e del rovesciamento del dittatore Mubarak, a cui hanno preso parte anche gruppi ultrà. Nel febbraio 2012, l’episodio più terribile: 72 tifosi dell’Ahly SC furono uccisi durante una partita a Port Said. All’epoca le autorità accusarono i supporter della squadra rivale, il Port Said, di averli uccisi ma gli stessi ultrà addossarono la colpa alla polizia che li aveva come target per il ruolo politico svolto durante la caduta di Mubarak. Per quelle morti due poliziotti sono stati condannati a 15 anni di prigione per negligenza. Una sentenza storica – difficilmente funzionari di polizia vengono riconosciuti colpevoli della morte di manifestanti – che però non ha placato la rabbia della base, soprattutto dopo l’assoluzione di altri sette poliziotti ritenuti responsabili delle violenze. Alle assoluzioni seguirono altri scontri: tifosi furiosi diedero fuoco alla sede della Federazione Calcio Egiziana e organizzarono sit in davanti al Ministero degli Interni. Il timore ora è che le violenze all’Air Defence Stadium possano proseguire per le strade del Cairo come accaduto per Port Said: scontri e incidenti sono continuati per giorni in un paese già travolto dalla rivolta popolare e i tifosi del Zamalek – come quelli dell’Ahly – hanno gocato un ruolo importante nelle manifestazioni di piazza del 2011. Ed oggi l’Egitto non è certo diverso da quello del febbraio di tre anni fa: il golpe del presidente al-Sisi non ha stabilizzato le istituzioni né le piazze, gli arresti e le condanne di attivisti fanno crescere la rabbia di certi settori della popolazione, quelli più vicini alla Fratellanza ma anche i laici protagonisti di piazza Tahrir. Il Sinai è una polveriera, target di attacchi islamisti ma anche della politica anti-Fratellanza dell’ex generale al-Sisi. Nena News - See more at: http://nena-news.it/egitto-ventidue-morti-allo-stadio-la-rabbia-dei-tifosi-contro-la-polizia/#sthash.8cPp2zMD.dpuf

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