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martedì 15 luglio 2014

IL PUNTO DELLA SITUAZIONE

GAZA.Leoriginidell’attaccoPrimaparte

Mentre l’esercito israeliano metteva a ferro e a fuoco la Cisgiordania e grida di vendetta divampavano da Gerusalemme alle colonie, il governo Netanyahu sapeva che i tre adolescenti erano morti. Tra censura, menzogne e manipolazione, la ricostruzione dell’ultimo mese di violenza in Palestina
Soldati israeliani in un villaggio palestinese (Fonte Infopal)
Soldati israeliani in un villaggio palestinese (Fonte Infopal)

di Max Blumenthal – Electronic Intifada
Roma, 12 luglio 2014, Nena News - Dal momento in cui il mese scorso i tre ragazzi israeliani sono stati dichiarati dispersi, il primo ministro Benjamin Netanyahu e l’apparato militare e di intelligence [Shin Bet, ndt] del paese hanno impedito il flusso di informazioni al pubblico. Attraverso una miscela tossica di propaganda, sotterfugi e incitamento, hanno infiammato una situazione precaria, manipolando gli israeliani nel sostenere la loro agenda fino a quando hanno reso un incubo assolutamente evitabile inevitabile.
Polizia israeliana, funzionari dell’intelligence e Netanyahu sapevano, a poche ore dal rapimento, che i tre ragazzi erano stati uccisi. E sapevano chi fossero i primi sospetti meno di un giorno dopo la segnalazione del sequestro.
Invece di rivelare questi dettagli al pubblico, lo Shin Bet ha imposto un ordine di censura sui media nazionali, proibendo ai giornali di riferire che i ragazzi erano quasi certamente stati uccisi, e vietando loro di rivelare l’identità dei loro sospetti assassini. Lo Shin Bet ha anche mentito ai genitori dei ragazzi rapiti,  facendo loro credere che i loro figli fossero vivi.
Invece di ordinare un intervento limitato per catturare i presunti responsabili e recuperare i corpi dei ragazzi, Netanyahu ha organizzato una campagna internazionale di pubbliche relazioni aggressiva, chiedendo simpatia e indignazione da parte dei leader mondiali: questi ultimi hanno avuto l’impressione che i ragazzi scomparsi fossero ancora vivi.
Nel frattempo, le forze armate israeliane  imperversavano in tutta la Cisgiordania occupata e bombardavano la Striscia di Gaza in una campagna di punizione collettiva ingannevolmente confezionata per gli israeliani e per il mondo come una missione di salvataggio.
I dettagli critici che erano a conoscenza di Netanyahu e dell’apparato militare e di intelligence, sono stati rivelati al pubblico israeliano solo dopo il rapimento di oltre 560 palestinesi, di cui almeno 200 ancora detenuti senza accuse; dopo il raid delle università palestinesi e il saccheggio di innumerevoli abitazioni; dopo l’uccisione di sei civili palestinesi da parte delle forze israeliane; dopo che la polizia dell’Autorità palestinese addestrata dagli americani aveva assistito i soldati israeliani nell’attacco ai giovani palestinesi nel centro di Ramallah; dopo il presunto furto da parte delle truppe israeliane di $ 3 milioni di dollari; e dopo che la stravaganza delle relazioni pubbliche internazionali di Israele aveva fatto il suo corso.
L’assalto in Cisgiordania è arrivato sulla scia del crollo dei negoziati guidati dagli Stati Uniti – per i quali questi ultimi hanno incolpato Netanyahu – e subito dopo la ratifica dell’accordo di unità di Hamas con l’Autorità Palestinese controllata da Fatah. Netanyahu stava ancora soffrendo per il riconoscimento da parte degli Stati Uniti del governo palestinese di unità nazionale quando è stato raggiunto dalla notizia del rapimento dei tre ragazzi. Visto che non bisogna mai perdere l’occasione di danneggiare i palestinesi, lui e la sua cerchia ristretta hanno pensato bene di attingere al sequestro per un valore massimo di propaganda.
Settimane dopo l’incidente, è ormai chiaro che il governo israeliano, i servizi segreti e l’esercito  si siano dotati di una copertura per fornire a loro stessi spazio politico per una campagna militare che aveva poco a che fare con il salvataggio di eventuali adolescenti rapiti.
La campagna di disinformazione che essi hanno intrapreso ha scagliato una popolazione pesantemente indottrinata – e comprensibilmente militarizzata –  in una frenesia tribalistica, provocando un’ondata di incitamento ad alto livello, culminata con la scioccante uccisione per vendetta di un adolescente palestinese innocente e disordini in tutta Gerusalemme est.
Non è dato sapere quando finirà il caos e quanto lontano si diffonderà. Ma le sue origini sono sempre più chiare.
IMBAVAGLIARE LA STAMPA, MENTIRE AI GENITORI DEI RAGAZZI
Il 12 giugno, tre giovani israeliani ebrei, Naftali Frenkel, Gilad Shaar e Eyal Yifrach,  scompaiono mentre fanno l’autostop da Kfar Etzion, un insediamento illegale nella Cisgiordania occupata. Alle 22.25 Shaar fa’ una chiamata in preda al panico alla polizia israeliana.
Durante la chiamata inquietante della durata di due minuti e nove secondi, si possono sentire i presunti rapitori mentre ordinano ai giovani a tenere la testa abbassata. In sottofondo, mentre Shaar chiede aiuto, si sente Radio Israele. Poi si sentono diversi colpi di pistola seguiti da un canto celebrativo, mentre i rapitori  dicono: “Abbiamo i tre.” I ragazzi sono stati uccisi.
Ci è voluto fino alla mattina successiva perché la polizia collegasse la chiamata effettuata alla denuncia presentata dai genitori dei giovani. In un incontro con i funzionari dello Shin Bet, quel giorno, i genitori dei ragazzi hanno ascoltato la registrazione della telefonata.
Bat Galim Shaar, la madre di Gilad Shaar, ha chiesto che gli investigatori le spiegassero il perché degli spari in sottofondo, e se questo significasse che suo figlio era morto.
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Secondo Bat Galim Shaar, la polizia ha detto che i proiettili erano “a salve”. Quando l’auto utilizzata dai presunti rapitori è stato scoperta bruciata al lato di una strada, lo Shin Bet le ha detto che nessuna traccia di DNA era stata trovata. Eppure, proiettili e sangue erano presenti in tutto l’interno della vettura. Lo Shin Bet aveva mentito ai genitori dei ragazzi scomparsi, al fine di alimentare false speranze che i loro figli fossero ancora vivi.
“Quando [lo Shin Bet] alle 6 di venerdì mi ha detto che l’esercito era al lavoro sul posto – ha detto Bat Galim Shaar alla televisione israeliana Channel 10 – mi sono sentita meglio meglio, come se fossimo in buone mani. Sono stata ingenua, ho detto a tutti che Gilad sarebbe tornato a casa prima dello Shabbat. ”
Dopo aver ingannato i genitori delle vittime, l’apparato militare e di intelligence israeliano si è mosso per nascondere la verità al pubblico, imponendo una censura che proibiva ai media del paese di riferire il suono degli spari nella chiamata registrata dalla polizia.
Secondo il testo dell’ordine di censura, che è stato pubblicato in inglese dal portale Mondoweiss, i militari avevano proibito ai giornalisti israeliani di pubblicare “tutti i dettagli dell’indagine” e “tutti i dati che potrebbero identificarne i sospetti”.
Non solo tutti i soggetti coinvolti nell’inchiesta – Netanyahu, lo Shin Bet, i militari – sapevano da subito che i tre ragazzi scomparsi erano quasi certamente morti, ma avevano anche individuato i due uomini che credevano fossero responsabili del crimine poco più di un giorno dopo che si era verificato.
Per legittimare gli obiettivi più ampi dei militari, anche questa informazione è stata nascosta.
NASCONDERE I SOSPETTI
Il 17 giugno il sito di notizie in lingua araba Rai Al Youm ha riferito che la polizia israeliana e gli agenti dello Shin Bet avevano fatto irruzione nelle case di Marwan Qawasmeh e Amer Abu Eishe, i principali sospettati, a sud della città di Hebron. In quanto portale palestinese di stampa con sede a Londra, Rai Al Youm non è stato oggetto dell’ordine di censura dei militari israeliani ed era quindi libero di pubblicare i nomi dei due sospetti rapitori.
Citando un report del portale israeliano Walla! che era stato ripulito dall’ordine di censura o altrimenti reso inaccessibile, Rai Al Youm ha sintetizzato il racconto dal padre di Abu Eishe come segue: “Sabato all’alba [due giorni dopo la segnalazione del presunto sequestro], le forze speciali dell’esercito israeliano hanno fatto irruzione nella casa e interrogato i figli della famiglia cercando di trovare tutte le informazioni che li avrebbero aiutati  a capire dove si trovassero, ma non hanno avuto successo”.
Il padre di Abu Eishe ha aggiunto che lo Shin Bet aveva arrestato anche la moglie di suo figlio per interrogarla. Uno zio di Qawasmeh ha dichiarato che quattro dei fratelli di suo nipote e sua moglie erano stati arrestati il giorno dopo il presunto rapimento e interrogati.
Rai Al Youm ha aggiunto: “Molti dei corrispondenti militari dei media israeliani hanno riferito venerdì scorso una dichiarazione attribuita a un funzionario della sicurezza palestinese, in cui ha detto che l’Autorità Palestinese è sulle tracce di due persone di Hamas scomparse giovedì scorso [il giorno del sequestro] e che le forze di sicurezza dell’Anp hanno fornito le informazioni che dovevano a Israele. E ora è chiaro che questa storia era vera e che Israele li sta cercando e li ha accusati di essere dietro il rapimento.”
Allison Deger, corrispondente di Mondoweiss, ha visitato la casa di Qawasmeh e ha confermato che l’esercito e lo Shin Bet aveva portato via alcuni membri maschili della famiglia per un interrogatorio il 14 giugno.
In una normale indagine penale di alto profilo, i nomi dei sospetti fuggitivi sono ampiamente pubblicizzati. Gli investigatori affiggono poster dei criminali ricercati in spazi pubblici mentre i funzionari di polizia organizzano conferenze stampa in cerca di aiuto da parte del pubblico. In questo caso, tuttavia, i servizi di intelligence di Israele hanno scelto di mantenere le identità dei loro sospetti in un segreto gelosamente custodito per due settimane.
Mentre Netanyahu e i suoi principali deputati accusavano tutti i membri di Hamas per il rapimento, l’ordine di censura dello Shin Bet aveva soppresso tutte le informazioni relative alle identità dei sospetti fino al 26 giugno. Per quel che ne sapeva il pubblico israeliano, i rapitori avrebbero potuto essere ovunque in Cisgiordania, in qualsiasi scuola o casa o caffè o pollaio dove chiunque lontanamente affiliato a Hamas avrebbe potuto riunirsi.
Dopo aver manipolato una popolazione particolarmente suggestionabile attraverso l’attenta gestione delle informazioni, i militari avevano ottenuto tutta la latitudine politica di cui avevano bisogno per scatenarsi nelle città lontane dal luogo del delitto.
Durante un raid dell’università di Bir Zeit vicino a Ramallah, le truppe israeliane hanno sequestrato centinaia di bandiere di Hamas e le hanno portate via in camion, come se avessero ottenuto preziose testimonianze. Quando l’esercito ha bombardato la Striscia di Gaza, l’unica giustificazione di cui aveva bisogno era che il territorio costiero assediato era governato da Hamas.
Un sondaggio pubblicato il 2 luglio ha rivelato che il 76 per cento degli ebrei israeliani ha approvato le azioni dell’esercito e ha espresso un sostegno schiacciante per lo Shin Bet.
In breve tempo, l’ordine di censura aveva prodotto il risultato sperato. Nena News 
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LE ORIGINI DELL'ATTACCO:
Roma, 14 luglio 2014, Nena News – Alle 6 del mattino del 30 giugno i corpi di Frenkel, Shaar e Yifrach vengono trovati presso Halhoul, all’ingresso nord di Hebron, nella Cisgiordania occupata. Giacciono in una fossa poco profonda sulla terra di proprietà di Marwan Qawasmeh, uno dei due uomini sospettati del loro rapimento e dell’uccisione.
I corpi non vengono scoperti dallo Shin Bet, ma da una squadra di volontari del Campo Scuola di Kfar Etzion che aveva guidato i soldati alla posizione. Da parte sua, l’esercito era stato troppo occupato a invadere case palestinesi in settori lontani come Nablus per setacciare a fondo la proprietà di un sospetto a meno di 10 chilometri dal luogo del rapimento.
Ore dopo la scoperta, le forze israeliane hanno azionato cariche esplosive all’interno delle case delle famiglie Qawasmeh e Abu Eishe. La distruzione ha seguito l’annuncio fatto dall’esercito di ripresa della sua politica di demolizioni punitive contro le famiglie di palestinesi accusati di terrorismo.
Quel pomeriggio, Netanyahu ha dato il la per la risposta nazionale, pubblicando sul suo account personale di Twitter alcune osservazioni che aveva appena fatto in una riunione di gabinetto:
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I commenti di Netanyahu hanno lasciato perplessi gli estranei, ma per quelli incorporati all’interno dei confini stretti della vita ebraica israeliana, avevano un suono familiare.
Da Chisinau a Gerusalemme
La dichiarazione di Netanyahu allude alla strofa finale di una poesia dello scrittore ebraico Chaim Bialik dal titolo “Sul massacro”:
Maledetto colui che dice: “Vendicami” 
Una vendetta come questa, la vendetta per il sangue di un bambino, 
Satana stesso non l’ha messa a punto-
Lasciate che il sangue penetri l’abisso! 
Lasciate che il sangue penetri le profondità delle tenebre, 
Lasciate che divori le tenebre e danneggi
Tutte le fondamenta marce della terra.
 Nel versetto di Bialik, un lamento bruciante ancorato nel linguaggio biblico, il poeta ha drammatizzato un brutale pogrom del 1903 incitato dallo zar russo che ha lasciato decine di ebrei morti nella città di Chisinau.
Bialik ha proseguito il suo primo racconto di Chisinau con “La città del massacro”, un lavoro incendiario che rimproverava le vittime del pogrom per la loro presunta passività di fronte ai saccheggiatori armati (I racconti della resistenza feroce da parte dei locali sono stati convenientemente trascurati.). La poesia ha contribuito a radicalizzare migliaia di giovani ebrei in tutta l’Europa orientale, ispirando la formazione di comitati di autodifesa e facendo guadagnare ondate di aderenti alla filosofia militante del sionismo. Tra quelli più influenzati da Bialik c’era Vladimir Jabotinsky, un attivista della destra sionista che in seguito sarebbe diventato il benefattore politico del padre di Netanyahu, Benzion.
Nella sua grezza appropriazione dei versi di Bialik, Benjamin Netanyahu ha scritturato il militante palestinese al posto del pogromist russo, tracciando una linea senza soluzione di continuità tra l’incubo ebraico pre-guerra, l’Europa e l’esperienza israeliana odierna. Nella visione di Netanyahu, gli “animali umani” della Palestina hanno ereditato lo spirito genocida delle manifestazioni dello zar e potrebbero ripetere i loro crimini a meno che gli ebrei non siano pronti a combattere.
Naturalmente, gli ebrei israeliani sono l’esatto opposto degli abitanti degli shtetl di fine secolo circondati da pogrom e pulizia etnica. A differenza dei superati perseguitati dell’Europa orientale, gli ebrei israeliani dispongono di una nuclearizzata, alta potenza militare che tiranneggia su un’emarginata, in gran parte indifesa popolazione palestinese con il pieno sostegno delle superpotenze del mondo.
Da parte sua, Netanyahu ha più cose in comune con lo zar russo che incitava contro le minoranze religiose per deviare l’attenzione dai suoi problemi politici che con Bialik, lo scribacchino itinerante che ha incanalato il dolore dei membri più deboli della sua società.
Lo sfruttamento della persecuzione storica ebraica è stata una caratteristica costante della retorica di Netanyahu, in mostra audace durante un discorso televisivo a livello nazionale lo scorso ottobre, quando senza alcun fondamento ha accusato il movimento nazionale palestinese di  aver avuto un ruolo diretto nella Shoah.
Questa volta, in mezzo a un ambiente pericolosamente sotto pressione, la demagogia ha contribuito a mettere in moto un’ondata di violenza stile vigilantes che ha minacciato di inghiottire l’intera società israeliana. Poi Netanyahu è sgattaiolato via dalla vista del pubblico, mantenendo un silenzio cospicuo per diversi giorni mentre gli elementi estremisti che aveva incoraggiato stavano prendendo il controllo delle strade.
“Omicidi, sommosse, incitamento, vigilantismo “
Mentre folle di giovani ebrei si allargavano a ventaglio nel centro di Gerusalemme a cantare “Morte agli arabi” e a cercare i palestinesi per aggredirli, i soldati israeliani in servizio attivo usavano Facebook per chiedere vendetta, pubblicando foto di se stessi con le armi che bramavano di usare.
Grazie a un sondaggio dell’opinione pubblica israeliana effettuato dopo il funerale dei tre ragazzi israeliani che mostrava il partito di estrema destra Casa ebraica guadagnare terreno sulla destra del Likud, parvenu politici israeliani si sono precipitati a pubblicare bandi per la vendetta di sangue e l’”annientamento” di Hamas. Ayelet Shaked, un astro nascente del partito di destra Casa ebraica, ha pubblicato un invito al genocidio dei palestinesi su Facebook che ha guadagnato migliaia di “like” di israeliani.
Il rabbino Noam Perel, segretario generale del Bnei Akiva, il più grande movimento giovanile sionista religioso del mondo, ha alzato la posta sul fanatismo quando ha chiesto la trasformazione dell’esercito israeliano in un esercito di vendicatori “che non si fermerà a 300 prepuzi di Filistei”.  L’appello di Akiva alludeva al primo libro di Samuele, in cui il personaggio biblico Davide uccide duecento Filistei e riporta il prepuzio come prova della sua missione compiuta.
Sullo sfondo della febbre all’incitamento, una piccola automobile entrava nelle vie secondarie di Shuafat, un quartiere palestinese di Gerusalemme Est, il 2 luglio. Dietro le finestre oscurate c’erano giovani arrabbiati a caccia di ragazzi arabi.
A seguito del rapimento fallito di un bambino di dieci anni nello stesso quartiere il giorno prima, un gruppo di uomini ha afferrato un 16enne di nome Muhammad Abu Khudair, lo ha gettato nella propria auto ed è corso via. Abu Khudair è stato trovato morto la mattina dopo nei boschi di Givat Shaul appena a ovest di Gerusalemme, con ustioni sul 90 per cento del suo corpo.
Come fatto dopo il rapimento dei tre ragazzi israeliani, lo Shin Bet ha imposto un ordine di censura sulle indagini, apparentemente nella speranza di ritardare la notizia che Abu Khudair fosse stato vittima dell’estremismo ebraico. E come prima, la polizia ha inondato i media israeliani con la disinformazione, questa volta insinuando che l’adolescente assassinato era stato ucciso da membri della sua famiglia perché gay.
Electronic Intifada ha ottenuto le immagini a circuito chiuso che mostrano i volti dei presunti assassini di Abu Khudair proprio mentre lo rapivano. Il video è stato tenuto nascosto per diversi giorni al pubblico israeliano nel quadro di un nuovo ordine di censura dello Shin Bet. Quando la polizia ha finalmente arrestato i sospetti assassini di Abu Khudair, essa ha curiosamente messo in scena una conferenza stampa simultanea su un omicidio non correlato di una giovane donna ebrea, suggerendo senza alcuna prova evidente che era stata vittima di un terrorista palestinese.
Il 4 luglio l’autopsia ha rivelato che gli assassini di Abu Khudair lo avevano bruciato vivo. Le proteste e i disordini si sono diffusi da Shuafat a tutta Gerusalemme Est e nelle zone del nord di Israele. Nel frattempo, i nazionalisti ebrei manifestavano su Facebook per organizzare più linciaggi.
Netanyahu era emerso brevemente il giorno prima per una cerimonia di commemorazione dell’Independence Day presso il consolato degli Stati Uniti a Gerusalemme. Con l’ambasciatore americano in Israele Dan Shapiro seduto al suo fianco, il primo ministro è stato costretto a confrontarsi con l’abbuffata di razzismo che ha contribuito a ispirare.
Parlando in inglese a uso e consumo dei suoi ospiti americani, Netanyahu aveva dichiarato che “Omicidi, sommosse, istigazione e vigilantismo non trovano posto nella nostra democrazia. E sono questi valori democratici che ci differenziano dai nostri vicini e ci uniscono agli gli Stati Uniti”.
Fuori, il caos non mostrava alcun segno di allentamento. Nena News



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